Otto Wagner, il profeta dello spazio urbano

Urbanista e architetto della Vienna moderna

Ogni nuova creazione, se vuole essere veramente moderna, deve corrispondere alle esigenze del nostro tempo e ai nuovi materiali, deve esprimere nel migliore dei modi la nostra mentalità democratica e responsabile, deve tener conto delle enormi conquiste tecniche ed economiche e dello spirito pratico tipico dell’uomo moderno
Otto Wagner, Architettura moderna 1895

La Vienna di fine Ottocento viene plasmata dall’architetto e urbanista Otto Wagner (1841-1918), un genio rivoluzionario che con Charles Mackintosh (1868-1928) in Scozia e Louis Sullivan (1856-1924) a Chicago, avrebbe segnato il volto delle future metropoli urbane. 
Tra il 1858 e il 1865, l’imperatore Francesco Giuseppe I (1848-1916), tenace conservatore, fece abbattere alcune fortificazioni per tracciare la Ringstrasse, un monumentale boulevard di circonvallazione della città che ospiterà nuovi e maestosi edifici di rappresentanza pubblica. 

E così, Vienna si avviava verso un complesso processo di trasformazione urbanistica e architettonica assumendo l’assetto di una moderna capitale europea

La nuova viabilità a scorrimento veloce e gli oltre settecento grandiosi palazzi innalzati in poco più di un decennio mutavano in modo radicale il volto di una città giunta relativamente in ritardo alla Rivoluzione industriale, causa una monarchica assolutista e conservatrice. 
Negli edifici della Ringstrasse trionfava il linguaggio di un’architettura eclettica e storicista. Nel recupero creativo degli stili del passato, l’architetto individuava per ogni costruzione uno stile funzionale al suo scopo: il neogotico per la chiesa, il neobarocco per il teatro, il neorinascimento per l’università, il neogreco per il parlamento e così via.

Dopo gli studi di architettura a Vienna e a Berlino, Otto Wagner, trovava lavoro nello studio di Ludwig von Förster, incaricato degli appalti lungo la Ringstrasse viennese

Fino a circa cinquant’anni, l’architetto lavorò a commesse importanti come la “Länderbank” viennese (1884), un edificio robusto, sobrio e monumentale ispirato a quel "Rinascimento moderato" tipico del tedesco Gottfried Semper (1803-1879) i cui progetti erano stati visti da Wagner proprio nei cantieri della Ringstrasse di Vienna. 
Nella “Länderbank”, così come nelle opere di questo primo periodo giovanile, Wagner combina armoniosamente la sua peculiare cifra della classicità con la moderna funzionalità dei suoi edifici.

La svolta importante dell’architetto arriva negli anni Novanta dell'Ottocento

Wagner non è ancora al culmine della carriera, ma la sua fama è tale che la municipalità di Vienna, nel 1893, lo nomina supervisore generale all’urbanistica, conferendogli carta bianca sia nella realizzazione della rete metropolitana “Stadtbahn” e delle viarie infrastrutture ad essa connesse, sia nel riammodernamento delle principali vie d’acqua cittadine per potenziarne la navigabilità.
Nella nuova concezione urbanistica di Wagner non sarà più l’edificio singolo o la piazza a strutturare la spazialità metropolitana, ma subentrerà la strada e le lunghe traiettorie suggerite dai nuovi boulevards parigini. Della sua originale risposta all’allora vigente composizione barocca della città, fatta di simmetrie e corrispondenze fra edifici e fuochi prospettici, l’architetto ne parla anche nel suo importante saggio di questi anni: “Architettura Moderna” (1896). 
Wagner progetta e costruisce una veloce metropolitana di superficie, il cui transito non doveva interferire con gli edifici e il tessuto viario preesistenti, per collegare l’anello del Ring con una nuova circonvallazione metropolitana esterna. Nasce così la “Stadtbahn”, il cui tracciato è ancor oggi la spina dorsale della complessa e funzionale rete di trasporti pubblici urbani di Vienna.
L’innovativa ferrovia cittadina collegava i principali scali ferroviari e allo stesso tempo, offriva un veloce servizio di circolare esterna indispensabile soprattutto a partire dal 1890, quando il municipio di Vienna deliberava di includere nel territorio comunale anche i popolosi quartieri periferici. 

All’età di circa cinquant’anni, Wagner imprime un nuovo corso all’architettura viennese: abbandona l’eclettismo per avvicinarsi al mondo formale della Secessione 

Dal 1899, infatti, l’architetto aderisce al movimento di Klimt (Klimt la Secessione e il Fregio di Beethoven), una collaborazione che pone le basi per la nascita dell’Architettura Moderna che, dall’Art Nouveau, o Jugendstil a Vienna, avrà vita per tutto il Novecento.
L’inaugurazione dell’intera rete metropolitana avviene già nel 1901, dopo sette anni di assiduo lavoro. Wagner, con a sua equipe di artisti e architetti, realizza oltre duemila elaborati fra progetti e schemi di vario tipo, al fine di controllare in modo minuzioso ogni fase della realizzazione.

L’architetto progetta trentasei stazioni, molte delle quali rappresentano veri e propri gioielli dell’architettura Jugendstil europea

In questo periodo, nel pieno della maturità, Wagner approfondisce anche l’aspetto ingegneristico del progetto concependo un’architettura del ferro e del cemento, nuovi materiali con i quali realizza viadotti, cavalcavia, tunnel, muri di sostegno, rampe d’accesso e scali di smistamento. 
Uguale attenzione pone anche ad aspetti apparentemente marginali come l’arredamento delle stazioni: panchine, fontanelle, ringhiere, fanali, orologi, vetrate, segnaletica di riconoscimento, indicazioni e manifesti, vengono realizzati da un’equipe di artisti secessionisti, tra cui Hoffmann (Josef Hoffmann, architetto e designer) e l’allievo Joseph Maria Olbrich (1867–1908), architetto della sede espositiva del gruppo secessionista (Un moderno Palazzo per la Secessione viennese). Wagner dimostra capacità e sensibilità eccezionali anche nei campi del design e della grafica pubblicitaria, settori che proprio in quegli anni iniziavano a conquistare una propria autonomia artistica.
Nel 1896, Wagner è nominato professore presso l’Accademia di Belle Arti di Vienna, una posizione che gli permette di formare una generazione di artisti e architetti, ai quali sovente ripete:

La più moderna delle cose moderne in architettura è sempre la metropoli” … “e le dimensioni che ha raggiunto hanno provocato un gran numero di problemi nuovi che attendono soluzione dall’architetto

Una questione urbanistica importante e molto dibattuta all’epoca, anche per Wagner riguarda l’integrazione del tessuto urbano storico, come quello di Vienna, con una struttura ingombrante e tecnologicamente rivoluzionaria quale una metropolitana di superficie. Wagner progetta le varie stazioni della rete in funzione del luogo dove si trovano, armonizzando le nuove strutture con i contesti urbani preesistenti. In presenza di emergenze monumentali, quali la “Reggia estiva di Schönbrunn” o la barocca “Chiesa di San Carlo Borromeo”, le stazioni assumono caratteristiche decorative di assoluta rilevanza. Lungo la linea che segue l’argine del Donaukanal, invece, le stazioni sono sviluppate orizzontalmente, al fine di armonizzarsi meglio con l’andamento del fiume. La “Gürtellinie”, infine, si sviluppa per due o tre piani di altezza seguendo l’andamento dei binari sopraelevati.

A determinare l’origine delle forme d’arte è sempre stato un principio di costruzione; ne consegue che nuove costruzioni producono anche necessariamente forme nuove. La nostra epoca ha prodotto come non mai un gran numero di tali costruzioni, si pensi solo all’affermarsi del ferro nell’edilizia
Otto Wagner, Architettura moderna, 1896

Nelle stazioni Wagner progetta anche sale d’aspetto, biglietterie, toilette, bar, chioschi per giornali, rivendite di fiori e tabacchi, uffici per il personale, magazzini per le attrezzature di pulizia e manutenzione. Era sua intenzione, infatti, che la “Stadtbahn” non rappresentasse solo un mezzo di comunicazione ferroviario, ma anche un significativo polo di aggregazione economica e pulsante vita sociale.
Il primo significativo edificio metropolitano fu il celebre “Hofpavillon” (1896-1998), un raffinato padiglione posto di fronte alla estiva “Reggia di Schönbrunn”, destinato ad uso esclusivo della famiglia imperiale. Wagner adotta ancora soluzioni eclettiche, in parte desunte dello “Stile Impero francese”, per erigere la piccola ed elegante palazzina, ma all’interno, grazie ai giovani aiutanti membri della Secessione, l’architetto realizza un salone d’attesa ottagonale del quale dispone l’arredo e le decorazioni in perfetto stile Jugendstil. Tuttavia, la metropolitana imperiale non fu molto apprezzata da Francesco Giuseppe che, ritenendola troppo innovativa, la usò solo due volte in diciotto anni.

Per le decorazioni delle infrastrutture nella “Stadtbahn”, Wagner aveva assunto settanta artisti che impiegò come designer 

Suoi capolavori indiscussi, i due padiglioni gemelli sulla “Karlsplatz” (1898-‘99), piccoli edifici che esibiscono la moderna struttura in ferro, elemento portante fino ad ora nascosto negli edifici “eclettici” dal rivestimento marmoreo. 
“Karlsplatz”, la più rappresentativa delle stazioni della “Stadtbahn”, viene concepita nel riassetto urbanistico della grande piazza che ospita la “Chiesa di San Carlo Borromeo”, insigne monumento settecentesco del Barocco viennese.
I due padiglioni, di dimensioni contenute, sembrano specchiarsi uno nell’altro e l’unico elemento differenziatore sta nelle scritte che li identificano come fermate opposte. Nell’intento di Wagner, attento a sposare "bello e l’utile", i padiglioni dovevano rappresentare una raffinata emergenza estetica che richiamasse agli occhi dei passanti la presenza tecnologica della stazione metropolitana che, in quel tratto, correva in un tunnel sotterraneo.

Le decorazioni, pur rispettando le suddivisioni geometriche imposte dalla modularità della struttura metallica, sono di tipo geometrico e floreale di gusto Jugendstil 

In questi stessi anni, Wagner realizza tre edifici residenziali sulla Linke Wienzeile; il più noto è la “Casa di Maiolica”, la cui facciata viene interamente ricoperta di piastrelle variopinte di grès smaltato nei colorati disegni floreali tipici della Secessione. La raffinata decorazione nei toni del rosa, verde e blu, simile a un arazzo o a un vero e proprio rampicante, sale fino all’imposta del tetto, dando movimento all’intera facciata. Il motivo risulta sempre più fitto e circonda le protomi leonine situate sotto il cornicione. Interessante la soluzione dei balconi laterali ricavati dall’incavo del prospetto e posti al contrario dell’aggettante bow-window
Wagner sviluppa la componente razionalista tipica del suo pensiero e per un edificio destinato ad uso abitativo, tratta la parete come una cortina tessile che, in questo caso, riveste preziosamente e nasconde la struttura portante.  
La planimetria è semplice e simmetrica e gli ambienti interni sono distribuiti in maniera razionale ed economica. Compreso il livello zero, il palazzo consta di sei piani, di cui due profilati da eleganti balconate in ferro battuto con le ringhiere traforate e decorate da fogliami. Le finestre si aprono senza cornice e l’uniformità delle aperture indica che non c’è un piano nobile e che tutti gli appartamenti sono uguali.

Dopo il 1899, lo stile degli edifici di Wagner segna una transizione verso forme più geometriche, con linee rette, forme pulite e una decorazione ridotta

Tra il 1902 e il ’07, Wagner progetta la “Chiesa di San Leopoldo”, uno dei primi e più celebri esempi di architettura ecclesiastica moderna, in cui l’architetto mette in pratica i principi di un suo saggio (Lo stile moderno nell’architettura ecclesiastica, 1898). L’edificio in bianco e oro, ha una facciata ricoperta da placche di marmo spesse due centimetri, fissate con bulloni con testa in rame e una grande cupola dorata. Le grandi vetrate colorate sono opera del secessionista Koloman Moser (1868-1918).

La più nota e moderna architettura di Wagner è la “Cassa di Risparmio postale”, icona di funzionalità razionalista studiata da tutti gli architetti novecenteschi 

Iniziata nel 1903, a sessantadue anni, Wagner ci lavora per almeno altri dieci. La facciata viene ricoperta da lastre di marmo e granito con rivetti in alluminio, una sorta di chiodi che sembrano fissare i pannelli, ma in realtà sono motivi puramente geometrici e ornamentali. 
Particolarmente rivoluzionari sono gli interni: la hall centrale ha un soffitto sospeso in ferro e vetro e un pavimento di piastrelle vetrate. Wagner fece ampio uso di nuovi materiali, come l’alluminio per le maniglie delle porte, le griglie, le lampade, i condizionatori d’aria e altri dettagli. Anche il mobilio fu pensato appositamente per conformarsi allo stile sobrio e geometrico dell’edificio; per motivi funzionali, gli stessi arredi vennero diversificati per sottolineare competenze e livelli di responsabilità dei dipendenti.
Negli ultimi anni, Wagner continuò a proporre progetti, spesso scartati perché considerati troppo avveniristici nella Vienna del tempo (Freud e le oscure architetture viennesi).
Otto Wagner morì nel 1918, poco prima della fine della Prima grande guerra.

FOTO DI COPERTINA
Otto Wagner, La stazione di Karlsplatz, 1898-’99, Vienna